Ogni autunno, l'Australia costruisce ponti per i granchi rossi dell'Isola di Natale, affinché possano completare in sicurezza la loro secolare migrazione. Allo stesso tempo, gli africani tentano di attraversare il Mediterraneo su imbarcazioni precarie, senza ponti, senza soccorso, senza festeggiamenti. Questo contrasto, tra la protezione offerta all'animale e il rifiuto inflitto agli umani, rivela una delle più sorprendenti ironie morali del nostro tempo. Ogni ottobre, le prime piogge innescano un miracolo scarlatto sull'Isola di Natale: la terra inizia a muoversi. Milioni di granchi rossi lasciano le loro tane, inondano strade e giardini e si dirigono, con maestosa lentezza, verso l'oceano. Le autorità chiudono le strade, installano ponti sospesi e adattano la vita quotidiana al ritmo dei crostacei. I residenti lavorano da remoto, i fotografi si inginocchiano, i media festeggiano. È la vita, dicono, che trionfa. Nel frattempo, a pochi fusi orari di distanza, altre ...